Vuoi conoscere persone nuove 2.0? Le trappole dietro ad alcuni social network
Da tempo ero intenzionata a scrivere un post su come gli uomini parlino alle donne attraverso il web.
In numerosi articoli era stato denunciato un comportamento aggressivo e particolarmente allusivo nei confronti delle utenti femminili. Parlandone con varie conoscenti mi sono stati segnalati vari siti internet (tra cui Facebook stesso), dove sarebbero state fatte numerose e spinte avance da parte degli utenti uomini nei confronti delle utenti donne (indisturbati, nonostante ripetute segnalazioni ai rispettivi team di supporto).
Dopo varie segnalazioni anche da parte di numerose lettrici del nostro sito, per cercare di capire, decido di iscrivermi ad uno dei siti segnalati: Twoo, un sito legato a Netlog, che si promuove come “per conoscere nuove persone”.
Già da subito è facile intendere si tratti di un sito di “incontri”: devi inserire i tuoi dati personali su come sei fisicamente, sul tuo lavoro, se abiti da solo o in compagnia, la tua situazione sentimentale, quali caratteristiche fisiche possiedi e quali dovrebbe avere un partner ideale, quale carattere dovrebbe avere questa persona e altri dati di quella risma.
Ovviamente, immancabili, le foto profilo che dovrebbero fare intendere agli utenti come sei.
Tempo due secondi dopo l’iscrizione, comincio a ricevere messaggi privati di utenti di sesso maschile che vorrebbero fare la mia conoscenza: alcuni si dilungano in descrizioni smielate sul mio aspetto fisico secondo le fotografie, altri non fanno giri di parole e mi propongono incontri, sesso via webcam, incontri in cambio di regali e mi domandano quale biancheria indossi.
Incuriosita dai comportamenti, tendo a non rispondere, ma rimango attiva su quel sito per capire il funzionamento e il modo di approcciarsi di cui si erano lamentate le persone che mi avevano scritto/parlato.
Sono rimasta iscritta al sito Twoo per circa un anno: in questo periodo di tempo 1500 persone e passa hanno espresso il giudizio positivo su di me (simile ad un “like” di Facebook), ma sono stata contattata via messaggio da migliaia e migliaia di “persone”.
Ho raccolto una parte dei messaggi ricevuti, in quanto credo che siano il miglior modo per mostrare come molti uomini si permettano di parlare alle donne nascosti da uno schermo e attraverso l’anonimato di internet. Ho oscurato i nomi e le immagini degli utenti in questione per rispettarne la privacy, nonostante loro non siano molto bravi a rispettare le donne che hanno “davanti”.
Uno di questi utenti è riuscito ad arrivare ai miei dati personali (generalità, lavoro, etc…) senza che io ne avessi mai parlato e senza che tali dati fossero pubblici sul sito Twoo, in quanto utilizzavo un nickname, e ha, inoltre, cominciato a scrivermi insistentemente (quasi ogni giorno) e a contattarmi anche su altri social network a cui sono iscritta.
Come scrive Amanda Hesse su Internazionale del 7 febbraio 2014: “[...] Le aggressioni che ogni giorno migliaia e migliaia di donne subiscono online hanno conseguenze concrete sulla loro vita.[...]”
Potete leggere alcuni esempi di messaggi che ho ricevuto qui:
Cercando di evitare proposte oscene da parte della maggior parte degli utenti che venivano a visitare il mio profilo, ho provato a scrivere che fossi “impegnata” e che non fossi interessata né a relazioni né a “storielle”: è stato inutile, mi sono arrivate ancora più proposte in quanto, i più, pensavano fossi alla ricerca di “avventure” e “del brivido” del fare sesso occasionale con qualcuno che non fosse il mio compagno. La maggior parte di chi mi ha contattata mi ha rivelato di avere relazioni e di voler “evadere dalla routine”, ovviamente senza che la fidanzata/compagna/moglie/ragazza lo sapesse o avesse la minima idea che lui fosse iscritto a quel sito per poter incontrare altre persone.
Uso il termine “persone” tra virgolette; infatti, la fauna maschile che si muove su quel sito, è stata la comprova che gli articoli che spiegano come il linguaggio maschile nei confronti delle donne su internet sia altamente sessista e offensivo siano veri. Questa esperienza mi ha anche mostrato il comportamento connivente e assolutamente in linea coi suoi utenti di questo genere di siti internet, i cui moderatori, spesso, sono pronti a bloccare account di donne che osano rispondere agli utenti più insistenti e volgari e che, a loro volta, le segnalano come “inappropriate” ai moderatori del sito, che, senza controllo alcuno, bloccano le poverine con delle spiegazioni e delle motivazioni inesistenti. Insomma, non solo devi sentirti insultare, offendere e fare proposte oscene in quanto donna, ma se osi rispondere vieni accusata di violare i termini della loro comunità.
A quanto pare, sentirsi proporre di fare sesso a pagamento o di soddisfare le più bieche fantasie di uomini di tutte le età è lecito, ma non mandare a quel paese chi ti ha fatto queste proposte non gradite.
Twoo è solo un esempio, ma online ci sono migliaia e migliaia di chat e social network dove viene accettato un simile comportamento nei confronti delle donne da parte dei propri utenti uomini (di tutte le età, infatti io sono stata anche contattata da ragazzini di 19 anni e da uomini di più di 70 anni).
Per molti uomini e ragazzi parlare con una donna attraverso internet significa potersi concedere qualsiasi cosa: non considerano l’ “altra” come un essere vivente, una persona a tutti gli effetti, con dei sentimenti, delle paure, delle emozioni e dei desideri, ma un corpo, un oggetto sessuale possibilmente conquistabile con qualsiasi mezzo. Ed ecco che, guardare le foto di una ragazza che può sembrare attraente, li fa auto-autorizzare a poterti parlare come ad una cosa. Non sei una persona, ma una vagina.
Laurie Penny, sempre su Internazionale, scrive nell’articolo “Sesso e potere su internet” che “una rete che disumanizza le donne negando loro gli stessi diritti che hanno gli uomini è una rete che non funziona come dovrebbe”; allo stesso modo, un sito internet che non tutela le donne da simili soggetti, ma, anzi, giustifica un tale comportamento, si rende complice di atteggiamenti sessisti e misogini ed è fortemente da evitare.
Come scrive Federica Zanetti in “Donne in viaggio nella Rete”: “Riconoscere le potenzialità e le opportunità di una Rete in cui le donne tessono fili tra qui e altrove, significa rafforzare un approccio che valorizza lo sviluppo delle multiculture nella prospettiva dell’intreccio, della Rete, di una Rete al femminile in cui si sostengono pratiche di mediazione e di connessione [...]”. Laura Gobbi, invece, spiega che “si può allora considerare la Rete come uno spazio in cui il maschile e il femminile devono ridisegnare nuove identità e nuovi modelli di convivenza.”
Al momento sono ancora in attesa di una risposta/ spiegazione sul loro modo di agire… se mai arriverà.
Mi sento però di sconsigliare a tutt* questo tipo di siti internet, in quanto non rispettosi delle donne.