Processo per stupro 2.0 – II Parte
Nei giorni scorsi è avvenuto l’ennesimo stupro in Italia dall’inizio dell’anno. A Roma. Purtroppo la violenza sessuale è ancora un argomento tabù, di cui si parla solamente quando ci sono notizie cruente (e alle volte nemmeno in quei casi, basti pensare allo stupro avvenuto a L’Aquila nel 2012) e di cui si parla utilizzando prevalentemente dei termini sbagliati.
In questo caso, lo stupro è stato commesso da un militare italiano trentunenne ai danni di una ragazzina di quindici-sedici anni: l’uomo si è fatto seguire dall’adolescente mostrando il tesserino d’ordinanza e l’ha stuprata ricattandola di picchiare le sue amiche se avesse opposto resistenza.
Il fatto è agghiacciante, ma non è ciò di cui voglio parlare.
Quello che mi ha lasciata altrettanto basita/schifata è stato leggere i commenti degli utenti online in seguito alle diverse notizie sulla vicenda che si sono susseguite in seguito allo stupro.
In principio, infatti, i giornali e le televisioni avevano raccontato che lo stupratore fosse un immigrato e la reazione della gente era stata cruentissima: c’era chi inneggiava alla castrazione, chi alla pena di morte, chi concordava con Matteo Salvini e con la sua politica razzista anti-migranti tra un “Che stiano a casa loro” e l’altro.
Quando, in seguito, è stato accertato che lo stupratore fosse italiano, ecco che la ragazza adolescente da vittima di uno stupro è diventata carnefice: l’adescatrice, la seduttrice di uomini maturi che va in giro a mezzanotte quando dovrebbe essere a casa coi genitori che sono sicuramente snaturati, visto che lasciano la figlia andare in giro da sola a quell’ora, la rappresentante di una generazione di “scostumate”, che vanno in giro vestite con abiti minimali per provocare gli uomini che, poverini, non possono contenere i loro istinti più bassi e via discorrendo.
Potete leggerne alcuni esempi qui sotto:
In uno stato come l’Italia dove, secondo gli ultimi dati Istat del 2014, almeno 6 milioni e 788mila donne tra 16 e 70 anni hanno subito violenza e dove non si dice che, chi ha subìto violenze fisiche o sessuali le a subìte principalmente da partner o ex partner (il 13,6% delle donne, cioè 2 milioni 800 mila), la maggior parte delle persone online sposa la causa del maschilismo e ignora che la maggior parte degli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner, nel 3,6% da parenti e nel 9,4% da amici. I casi di stupri da parte di sconosciuti sono una percentuale molto più limitata, perciò è ben lontano dalla realtà che descrivono gli utenti di internet che hanno commentato dello stupro avvenuto a Roma.
Avevo parlato di un argomento analogo [qui] nel 2013, paragonando i commenti del Processo per Stupro del 1979 ai commenti di alcuni abitanti di Montalto di Castro che avevano difeso il gruppo di stupratori di una ragazzina minorenne, in seguito allo stupro avvenuto nel 2007.
Cosa è cambiato da allora? Purtroppo niente.
Mi domando come donne e uomini possano trovare il coraggio di guardare negli occhi le proprie figlie, sorelle, amiche, compagne, mogli, conoscenti e dire loro che, se sono state stuprate, se la sono “cercata”.
Vorrei fare notare una cosa che sembra passata sotto silenzio e che non è balzata agli occhi di questi signori e queste signore del web, così pront* a mettere al rogo una ragazzina che ha subìto uno stupro: parliamo di un adulto trentunenne che ha abusato di una ragazzina adolescente di quindici/sedici anni. E’ un adulto con una minore. Punto. Non ci sono “se” o “ma” che tengano.
Mi chiedo quante di queste persone, poi, si trovino a fare discorsi contro la violenza sulle donne o se siano tra quelle che, appena sentono di una donna uccisa dal compagno/ex compagno/marito/fidanzato, hanno il coraggio di dire se la sia cercata anche in quel caso; allo stesso modo per il primo schiaffo; per la prima minaccia; la prima offesa. Perché non c’è differenza.
Con grossa amarezza e una forte rabbia mi dico che in Italia c’è ancora tantissimo lavoro da fare: prima di tutto sensibilizzare le donne, le bambine e le ragazze ad essere solidali tra loro; ma, soprattutto, è indispensabile sensibilizzare gli uomini, i ragazzi e i bambini a rispettare le loro amiche, compagne, conoscenti, sconosciute. Perché finchè non arriveranno condanne da parte di tutt* a questi avvenimenti e finchè non verrà spiegato che le donne non sono “pezzi di carne”, ma persone e che nessuna si è mai “andata a cercare” né uno stupro, né un femminicidio, né di essere picchiata, insultata, umiliata, seguita… non cambierà mai niente.