Sguardi Altrove Film Festival – un breve report
Quest’anno abbiamo assistito alla ventiduesima edizione di Sguardi Altrove, un Film Festival Internazionale a regia femminile che si svolge a Milano ogni anno.
Durante questa edizione si sono svolti tre concorsi a regia femminile: “Nuovi sguardi”, ovvero i lungometraggi; “Le Donne Raccontano”, documentari, e “Sguardi (S)confinati”, i cortometraggi.
Attraverso queste visioni, tutte diverse, abbiamo avuto modo di attraversare il mondo, siamo stati partecipi dei diversi punti di vista sulla vita e la quotidianità di persone di ogni parte della Terra, che ci hanno raccontato e mostrato le loro difficoltà, le loro speranze, le loro paure e le loro “battaglie”.
I vincitori di quest’anno, per ogni sezione, sono stati:
- “Ben Zaken” di Efrat Corem in “Nuovi Sguardi”, votato dalla giuria composta da Iole Giannattasio, Elena Stancanelli e Michela Marzano. A “Nine Days One Morning” di Vera Storzoheva è stata data, invece, una menzione speciale.
- “Tito’s Glasses” di Regina Schilling in “Le Donne Raccontano”, votato dalla giuria composta da Laura Delli Colli, Giovanni Giommi e Fabrizio Grosoli; mentre la menzione speciale è stata data a “A taxi with a view” di Barbara Nava;
- “Zima” di Cristina Picchi in “Sguardi (S)confinati”, votato dalla giuria composta da Anna Franceschini, Lorenzo Vitalone e Rossella Farinotti; le menzioni d’onore sono state due: a “One nice day” di Soosan Salamat e “Les voix de Yacine” di Charlotte Menin.
Sia il Premio Speciale SNGCI che il Premio Giuria Giovani sono stati assegnati a “Tito’s Glasses” di Regina Schilling, mentre il Premio del Pubblico è stato assegnato a “Driving with monologue” di Roberta De Paoli.
“Tito’s Glasses”, il documentario che ha raccolto più consensi da parte di giurie e pubblico, è la storia del viaggio che l’attrice e scrittrice Adriana Altaras ha compiuto per riscoprire le proprie radici. Figlia di partigiani di origine ebraica che hanno combattuto al fianco del maresciallo Tito durante la Rivoluzione, ricerca se stessa, il proprio legame coi genitori e con la propria storia ripercorrendo, al contrario, il viaggio compiuto dai propri genitori quando lei era ancora una bambina.
Tra i lavori in concorso che abbiamo avuto modo di guardare, quelli che ci hanno colpit* di più sono stati “Bayt Al Toot (The Mulberry House)” di Sara Ishaq, regista scozzese-yemenita che torna nello Yemen dopo aver studiato ad Edimburgo e che racconta la rivoluzione del suo paese e “Young Syrian Lenses” di Ruben Lagattolla e Filippo Biagianti, un progetto indipendente patrocinato da Amnesty International per documentare la vita dei ragazzi che lavorano come fotografi e media activists ad Aleppo.
Entrambi i documentari riescono a trasmettere perfettamente a chi guarda l’atmosfera, le sensazioni, la paura e il desiderio di libertà che caratterizzano la quotidianità di chi vive a Sanaa o di chi vive ad Aleppo.
“The Mulberry House”, in particolare, riesce a combinare la quotidianità difficile delle donne che vorrebbero essere riconosciute al pari degli uomini e non sentirsi limitate nella loro libertà individuale (molto interessante il confronto generazionale tra il nonno e il padre di Sara e tra il padre e la figlia che ha vissuto all’estero e che, quindi, ha abitudini sociali diverse da quelle yemenite) e i bombardamenti, le uccisioni di chi si ribella contro il regime e la voglia di far sentire la propria voce di popolo.
Anche “Eco De Femmes”, documentario di Carlotta Piccinini ambientato tra Marocco e Tunisia, racconta la storia di sei donne che lottano per emanciparsi. In questo documentario si parla, soprattutto, dell’importanza dell’istruzione accessibile a tutt* e di quanto sia utile e indispensabile, per le donne, unirsi in cooperative per aiutarsi e sostenersi tra loro, per riuscire ad “uscire” da una condizione di dipendenza economica dagli uomini.
Affascinante “Bering: equilibrio y resistencia” di Lourdes Grobet, che ci mostra la vita di una comunità di abitanti dello stretto di Bering, sul confine immaginario tra Alaska e Siberia e la coesistenza di tradizione e modernità in un ambiente molto lontano dalla nostra realtà “cittadina”. Un luogo dove la collettività svolge ancora un ruolo predominante e indispensabile per la sopravvivenza e lo sviluppo personale di ognun*.
Siamo stat* conquistat* anche da “Boreg (Self made)”, lungometraggio della regista Shira Geffen, che era presente in sala per raccontare il suo lavoro, insieme al direttore della fotografia Ziv Berkovich.
In tutto questo, siamo stat* allietat* dalla musica della sigla dell’edizione di quest’anno, composta e interpretata da Gaetano Liguori, che è stato anche protagonista di una serata in cui è stato presentato il documentario “Gaetano Liguori- una storia jazz” diretto da Valerio Finessi e in cui il maestro si è esibito in una performance musicale assolutamente coinvolgente.
Ci auguriamo che le iniziative come Sguardi Altrove Film Festival possano avere lunga vita, soprattutto in un periodo storico dove è indispensabile mostrare “altri sguardi” e “altre vie”.