Twitter e il boom degli hashtag sessisti
A qualche giorno di distanza dall’ultimo suicidio di una ragazzina adolescente in seguito ad atti di bullismo nei suoi confronti, ecco nascere un hashtag di Twitter che fa accapponare la pelle. Si chiama #letroiedellamiascuola e, a parte considerarlo di cattivo gusto e il frutto della triste idea di qualche persona “perditempo”, è diventato “pericoloso” nel momento in cui ha scalato le classifiche fino ad arrivare al primo posto nella classifica dei Top trending di Twitter in Italia.
Tralasciamo il discorso ricorrente di: “Che bella figura faremo nuovamente con l’estero!”, perchè tra festini, lapdance, Olgettine, Berlusconi che ha trascorso il suo mandato facendo commenti sessisti in continuazione, la televisione pubblica (e privata) che ridicolizza la donna relegandola al ruolo di “grechina” (come dice Lorella Zanardo nel suo documentario “Il corpo delle donne”), ormai sembra che nulla faccia più scalpore.
Il fatto è che le donne stanno lottando da anni per la propria indipendenza, per una considerazione che vada “al di là” del loro aspetto fisico e dei possibili interessi sessuali maschili nei loro confronti e vorrebbero trasmettere alle nuove generazioni di donne, bambine e ragazze l’amore per se stesse e per tutto ciò che sono e le circonda.
Soprattutto sarebbe bello riuscire a trasmettere il rispetto per le storie delle altre: perché ognun* di noi ne ha una. Anche quelle ragazze a cui è andato il pensiero di chi ha utilizzato l’hashtag #letroiedellamiascuola.
Non è solo una questione di strafottenza e ribellione adolescenziali, importantissime per quell’ età; non sono solo quelle fasi indispensabili da superare per chi desidera crescere ed “affrancarsi”, distaccarsi dai genitori per delineare una propria personalità ed una propria vita che farà di loro ciò che desiderano essere… in questo caso si tratta di vero e proprio bullismo misogino e sessista, incapace di guardare negli occhi “le singole persone attaccate” e cercare di comprenderne i passati e le paure.
Il “sessismo” e la “misoginia” non sono solo prerogative maschili, ma sono ormai atteggiamenti così radicati nella nostra cultura, da provenire spesso da donne nei confronti di altre donne; qualsiasi età esse abbiano.
E’ entrato anche nel pensiero comune femminile il concetto di fare parte di quell’ “Altro” a cui spesso gli uomini fanno riferimento parlando del “diverso da loro” e quindi dello “sbagliato”, del “meno”.
Le “altre” vengono spogliate del loro “essere persone” e diventano solo facciata: non sono paure, aspirazioni e sentimenti, ma il trucco che usano, i pantaloni che indossano e il successo che hanno coi ragazzi.
Crescendo, spesso, gli atteggiamenti verso queste “altre” non cambiano e ci sono donne ormai ultratrentenni capaci di incattivirsi con un’altra a causa di un uomo che non presta loro attenzioni, oppure proprio per le stesse motivazioni che premono così tanto alle adolescenti di oggi.
Tutto ciò buttando via anni e anni di tentativi per creare una coesione, per sostenersi vicendevolmente e per imparare a non giudicarsi, ma prendendo le diversità di ognuna come una ricchezza unica.
Quest’ultimo passaggio è importante proprio per contrastare chi ci vorrebbe mute e nemiche: perché spaventa di più un gruppo coeso che si ribella per la propria condizione, piuttosto che singole persone incapaci di vedere, in chi hanno di fronte ed è loro simile, un alleato.
Trovo terribile la leggerezza con cui vengono utilizzate certe parole e trovo vergognoso che le donne debbano ancora difendersi dalle stesse accuse di centinaia di anni fa!
Come se vi dividessero ancora in sante o puttane!
Forse è il caso di crescere e migliorare.