Le donne viste dalle donne

Considerazioni sul femminicidio

© DameVerte Photography Studio

Ennesimo caso di femminicidio, nei giorni scorsi.
Un uomo ha accoltellato la compagna incinta davanti al figlio. Poi si è suicidato.

Sabato mattina, a lezione su “Il genere come costruzione sociale”, si è brevemente accennato a quest’argomento: piano piano, ma non più così silenziosamente, il femminicidio sta uccidendo sempre più donne sul territorio italiano, centosei dall’inizio dell’anno.
Una delle spiegazioni del “fenomeno” è stata l’incapacità dei partner maschi di costruire una relazione sana con la compagna, accettandone l’esercizio della nuova autonomia femminile che si sta diffondendo nella nostra società: l’uomo, insomma, continua a vedere la donna come sua proprietà e non riesce ad accettarne prese di posizione, spazi di vita personali e rifiuti.

Sicuramente potrebbe essere uno dei possibili “moventi”, ma mi sono chiesta: non è anche questo un alibi? Non è un voler giustificare un gesto assolutamente terribile e condannabile?

Una delle cose che ho notato spesso nel modo che hanno i media (di qualsiasi tipo) di esporre questo genere di notizie è che, se la vittima di omicidio è donna e l’omicida è il marito o il compagno (o comunque un uomo vicino alla vittima), viene sempre data una “spiegazione” dell’atto e una descrizione della parte maschile quasi a voler giustificare l’azione appena commessa: “Aveva appena perso il lavoro”, oppure: “In quel periodo era molto depresso, nonostante fosse sempre stata una persona laboriosa e solare”, o ancora, marchio di infamia terribile per la compagna: “La donna lo aveva tradito e lui proprio non riusciva a rinunciare a quell’amore durato tanti anni”.
L’omicidio della donna diventa, in un modo così semplicemente macabro da sfiorare il paradossale, la “valvola di sfogo”, l’ “ultimo gesto estremo” di questo “povero uomo con dei seri problemi che”, sicuramente, “non veniva compreso e consolato tra le mura domestiche”.

Come mai, mi domando, vi è una tale leggerezza a parlare di un simile argomento, quando si tratta di condannare l’ennesimo omicidio di una donna da parte del suo compagno di vita?
Come mai i media non si fermano a riflettere sull’orrore di un simile gesto, cioè essere ammazzati da chi dovrebbe, in realtà, starti vicino e volerti bene?
Come mai la donna viene, ancora una volta, sottostimata e ridotta a semplice numero (centosei) e non a persona con dei sentimenti, dei pensieri, delle speranze?
Ancora una volta rimaniamo senza risposte…

 

4 Comments

  1. Cercavo notizie sui femminicidi ed eccomi qui! Sono d’accordo con ciò che scrivete. Quando li fermeranno?
    Noi donne dobbiamo ribellarci!

  2. Forse noi uomini dovremmo cominciare a riflettere su questo argomento rendendoci conto che riguarda ognuno di noi. Non sono solo casi specifici.
    Il maschilismo è talmente dilagante da far sembrare quasi “normali” certi atteggiamenti aggressivi (ovviamente non l’omicidio) nei confronti delle donne, da una frase detta in malo modo alla litigata furiosa alzando la voce. Dobbiamo cambiare tutto dalla base.

  3. Ciao! Vorrei solo dire un grazie enorme per le informazioni che avete condiviso in questo blog! Di sicurò diverrò un vostro fa accanito!

  4. Sono d’accordo con tutto ciò che quì viene espresso, ma vorrei aggiungere un mio pensiero che si riferisce all’analisi di alcuni aspetti della cultura italiana sull’argomento. Una parte d’Italia è ancora legata, purtroppo, a modi di pensare retrogradi ed inconcepibili in una società moderna, è quella parte che tollera il delitto passionale, che è legata a tradizioni assurde, che pensa alla donna come seduttrice e quindi colpevole degli atti inconsulti di alcuni maschi, che considera la donna un essere fragile che anche, dopo aver conquistato la sua indipendenza, non può permettersi tutto quello che un uomo, invece, può fare. E’ un modo di pensare molto difficile da sradicare, perchè, in molti casi, tollerato da alcune donne. Anche se moltissime di queste, vessate, chiedono aiuto e si ribellano, una buona parte, sopporta e subisce ed un’altra, nel sommerso, pare ancora ancorata ad idee arcaiche. Basta ascoltare i discorsi che si sentono in giro, al bar, in panetteria, al supermercato, a scuola, ovunque, esistono uomini che si esprimono in maniera insolente e maschilista nei confronti delle donne ed alcune di queste, poche per fortuna, sono concordi. Come è possibile un rinnovamento sociale se sono ancora radicati certi preconcetti? Occorre un’educazione ed una presa di coscienza da parte di tutti per portare quella parte d’Italia retriva ad un atteggiamento profondamente consapevole, onesto, innanzi tutto sul rispetto e comprensione reciproci: uomo e donna hanno pari diritti e doveri e sono esseri liberi.

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